Il 1946 fu per Ajmone un anno ricco di eventi importanti, ma l’occasione più grande − finora semplicemente nominata nelle monografie e nei cataloghi su di lui − fu sicuramente la collaborazione (fino al 1949 circa) con la Casa Editrice Giulio Einaudi, quale consulente artistico (1) che doveva occuparsi principalmente delle «cose dell’arte».
Seconda metà degli anni quaranta. Ajmone consulente artistico presso Einaudi.
Giulio Einaudi era alla ricerca di una nuova soluzione grafica per i suoi libri, diversa da quella delle origini, così affidò ad Ajmone l’impostazione dell’immagine del libro sia nella forma esterna (con copertine e sopracoperte) sia in quella interna, cioè dei contenuti (con illustrazioni), finora mai presa in considerazione: “un’idea miracolosa affidare un tale compito a un ragazzino di soli ventitré anni circa!”. (2)
Subito Ajmone consigliò a Giulio Einaudi di interpellare proprio i suoi amici pittori (Bertagnin, Bergolli, Cassinari, Chighine, Francese, Guttuso, Morlotti, e Peverelli), con i quali aveva già condiviso delle esperienze artistiche: “Io non volevo scegliere dei «pittori a caso» (idea poi accettata da Pavese, da Einaudi e da altri), ma per i libri italiani solo pittori che leggessero il libro, mentre per i libri stranieri, o i nostri che leggessero il libro, o riprodurre, nel caso di un autore inglese, quadri inglesi.” (3)
Di conseguenza egli credeva che fosse molto meglio che ciascun pittore avesse l’occasione prima di scegliere l’opera letteraria, poi di leggerla e infine di illustrarla, perché l’immagine doveva nascere direttamente dalla narrazione, quale frutto dello splendido legame tra arte e letteratura: “è un libro figurato che non solo interpreta e commenta il libro scritto, ma che gli vive vicino (non è una cosa avulsa dal libro), perché la copertina è la figurazione del contenuto del libro. I più grandi illustratori sono persone che l’hanno prima letto, poi l’hanno sentito ed infine l’hanno illustrato”. (4)
Dall’idea sempre vagheggiata di una “unione tra le arti” e abituato a “rendere semplici e comprensibili le cose”, Ajmone inziò un importante discorso sulla connessione tra illustrazione e testo: quale frutto dello splendido legame fra arte e letteratura, l’immagine doveva nascere direttamente dalla narrazione; in primo piano doveva esserci il contenuto del libro e non l’immagine conosciuta di un pittore famoso.
A cura di Alessandra Gallina
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NOTE:
- In proposito Ajmone mi precisò (13/07/2002) il suo ruolo, visto che tra i suoi dati biografici viene sempre citato a malapena o con errori (ad esempio: “direttore artistico” in S. Crespi, Giuseppe Ajmone, Galleria Salamon & C., Torino 1989-’90, p. 33).
- Risposta personale di Ajmone (13/07/2002).
- Risposta personale di Ajmone (29/09/2002).
- Commento personale di G. Ajmone (13/07/2002) a proposito delle illustrazioni per l’Einaudi.
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BIBLIOGRAFIA:
- Alessandra Gallina, Giuseppe Ajmone. L’uomo di cultura e l’artista, Univerità degli studi di Torino, facoltà di Lettere e Filosofia, prof. Piergiorgio Dragone, AA 2002/2003
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