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La gabbia e i pesci

1947

La gabbia e i pesci

olio su tela, 53 x 64 cm

firmato e datato in basso a destra Ajmone ‘47

collezione privata

 

La gamma cromatica molto raffinata, con passaggi di rosa salmone, verdi agata e grigi perlacei, rende l’atmosfera di questo quadro classica e moderna a un tempo. Classica perché rimanda alle cromie rinascimentali, a quelle opere che Funi e Carrà utilizzavano come elementi di paragone durante le loro lezioni o agli affreschi del Foppa nella Cappella Portinari in Sant’Eustorgio, che Ajmone conosceva molto bene. Moderna perché il colore si asciuga in superfici caliginose e rifugge da trasparenze troppo remote e troppo naturalistiche. Anche le forme sono sintetizzate in linee dalle geometrie elementari che irrigidiscono i contorni.

La struttura delle cose e la loro posizione nello spazio è frutto di quegli studi che Ajmone aveva condotto sulla pittura di Braque, è la conseguenza del tentativo di oltrepassare Guernica, ma è anche molto simile alle coeve composizioni degli amici, anzi lui li ha chiamati “fratelli”: Cassinari, Morlotti e Guttuso.1

Il piatto e con esso i pesci si ribaltano verso lo spettatore e si reggono grazie al pesce verde che, ponendosi in verticale, funge da cardine, mentre la gabbia si lascia spezzare pur di non risultare troppo statica e troppo convenzionale. Gli elementi appaiono instabili e in equilibrio precario, nemmeno le proporzioni sono reali e fanno sembrare il tutto come una sorta di grande teca dei cimeli.

 

1 G. Ajmone, in D. Astrologo, Conversazioni informali a tre voci, in A. Montrasio, F. Montrasio, Giuseppe Ajmone, catalogo della mostra, Galleria Montrasio Arte, Monza, ottobre 2004, p. 6.

Date:

18 maggio / 4 luglio 2020
galleria rubin, milano

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