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Vecchia Castiglia

1959

Vecchia Castiglia

Olio su tela, 65 x 81 cm

Firmato in basso a destra Ajmone

Collezione privata

 

Esposizioni: Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1984; Ex Convento della Purificazione, Arona 1995; Montrasio Arte, Monza 2004; Galleria

Rotaross, Novara 2009.

Bibliografia: Tassi 1976, p. 68, ill. n. 88; Bonini 1984, p. 70, ill. n. 28; Rosci 1995, p. 46, ill. n. 21; A. Montrasio, F. Montrasio 2004,

p. 27, ill. n. 13; Bonini 2009, p. 23, ill. n. 11.

 

Alcuni viaggi in Spagna, realizzati tra il 1957 e il 1958, suggeriscono ad Ajmone una nuova dimensione dello spazio, con orizzonti bassissimi e una scala cromatica buia, formulata sui toni tetri dei pittori spagnoli del ‘500 e ‘600. I paesaggi che nascono da quell’esperienza iberica hanno infatti toni terrosi, con gradazioni di marroni che vanno dal cuoio alla corteccia, dal cacao al fango al nocciola.

Per Ajmone la Castiglia non è un luogo geografico, ma emotivo e storico. È un ricordo che sorge da zolle di colore, da tacche materiche dalle quali si libera una nebbia indistinta e fangosa. I toni caldi e avvolgenti invitano ad attraversare lo spazio, ma un orizzonte prossimo rende il cammino breve e difficoltoso.

“Come tutti i paesi pieni di luce – spiega Ajmone -, la Spagna appare otticamente scura, in bianco e nero, ed è questa la ragione per cui gli artisti spagnoli più autentici sono stati gli Zurbaran e i Goya, che hanno interpretato il loro paese sempre con un’aria tetra, con l’incombenza di qualche cosa di fantastico, di imprevedibile. Qui mi è accaduto un fatto straordinario: in Spagna ho scoperto la vastità del cielo. […] e questo cielo ti rotola sotto i piedi, suggerendoti la sensazione di esservi immerso”(1). Anche Guernica, la città bombardata dagli aerei tedeschi nel 1937 e dipinta da Picasso, faceva parte della Castiglia. Però Ajmone non ha usato, come Picasso, la gamma dei grigi, dei neri e dei bianchi, ha preferito il colore della terra vergine, dei campi concimati, della polvere alzata dal vento. Nella sua Castiglia cielo e terra non conoscono separazione, si fondono in un’unica nube marrone, capace di asciugare anche la più piccola molecola di aria o di acqua.

 

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1 G. Ajmone, in Bonini 1984, p. 18.

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18 maggio / 4 luglio 2020
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