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Romagnano, tanti anni fa, attraverso la grande finestra dello studio mi raggiunge in giardino una richiesta. La voce, cara di mio padre proviene da quella sorte di témenos in cui ogni giorno per tutta una vita si è compiuto il miracolo della pittura: «Natalia, coglimi due rose. Ho voglia di dipingerle». Da parte mia un gesto di assenso e la consapevolezza che le due rose dovevano essere dispari. Dipingeva spesso fiori, mio padre, ma non tutti, solo quelli che, come diceva "muoiono con dignità". Come le amate rose. Oggi eccole qua le Tre rose bianche dipinte per me, e adesso per voi con

Carissimi tutti, per portarvi gli auguri in questo tempo di Pasqua inquieto e sospeso ho scelto due immagini.     La prima, un quadro capolavoro, denuncia di storiche, insensate crudeltà, dalle tinte buie e livide della morte.   La seconda un'immagine di vita. Un'idilliaca visione ispirata dai versi di At-Taliq in cui gli elementi della natura si trasfondono in sembianze amate e diventano un tutt'uno di luce e di colore.         La morte e il rifiorire. Che la mia scelta e il mio pensiero siano di buon auspicio.   Buona Pasqua Natalia

Carissimi tutti, buon anno! Per trasmettervi i miei auguri ho scelto un’immagine e un testo. L’immagine riproduce un olio su tela intitolato Omaggio a Ovidio dipinto nel 1999 sulla soglia, dunque, del nuovo millennio. Ovidio, che nei suoi versi congiunge sapientemente arte poetica e arte figurata e che col plastico racconto del passaggio da una condizione a un’altra incanta e consola, merita l’omaggio del pittore. Il testo di Ajmone - tra i firmatari del Manifesto del Realismo - appare nel marzo 1946 su “Numero” (periodico mensile di arte e letteratura) con un titolo significativo   Che cosa ci rimane? di Giuseppe Ajmone   Abbiamo dietro le spalle una pittura

  Ritratto compiuto un 1 maggio non per dissacrare la Festa dei lavoratori, ma al contrario per sancire che il lavoro stesso è una festa.     Una festa è entrare ogni mattina nello studio lasciato in perfetto ordine la sera precedente e ritrovare quel sentore di trementina e gli strumenti  tutti pronti all’uso sapiente che se ne farà.   È la festa dell’artigiano che conosce bene il suo mestiere, che sa, e che sarà appagato, nonostante la fatica, o forse proprio grazie a questa, dall’opera compiuta.   E una festa dovrebbe essere per tutti gli studenti, piccoli e grandi, entrare in un’aula insieme ai loro compagni e imparare

18 maggio / 4 luglio 2020
galleria rubin, milano

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