Machado e Ovidio per la mostra alla Galleria Rubin
Carissimi,
due frammenti di poesia, a mo’ di epigrafe – dall’intenso Machado e dal suggestivo Ovidio – per ricordarvi che saranno ancora in mostra, fino al 4 luglio presso la Galleria Rubin, tredici opere (anni 1948-2000) di Giuseppe Ajmone.
Caminante, son tus huellas
el camino, y nada màs la via,
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar
Al andar se hace camino
y al volver la vista atràs
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
Viandante, son tue le orme
la via, e nulla più,
viandante, non c’è via,
la via si fa con l’andare.
Con l’andare si fa la via,
e nel voltare indietro la vista
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è via
ma scie sul mare.
Antonio Machado, Campi di Castiglia da poesia XXIX, trad. di Oreste Macrì
Utque novis facilis signatur cera figuris
Nec manet, ut fuerat, nec formas servat easdem,
Sed tamen ipsa eadem est, animam sic semper eandem
Esse, sed in varias doceo migrare figuras.
E come la cera duttile si plasma in figure nuove e non rimane com’era prima e non conserva le stesse forme, e tuttavia sempre cera è, così secondo la mia dottrina l’anima è sempre la stessa ma trasmigra in varie figure.
Ovidio, Metamorfosi XV, 169-172, traduzione di Piero Bernardini Marzolla
Un saluto affettuoso,
Natalia Ajmone
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La dissolvenza del reale
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